Simone Pavanelli, 22 settembre 2014
Ognuno vive la propria vita nel bene e nel male, ma a volte ci s’interroga su cosa sarebbe successo se si fosse nati in altri posti, in altre famiglie, in un altro tempo. Trinacrime è riuscito a farmi vivere una vita parallela attraverso il racconto di Tonio Sgreda, pentito di mafia. Non era facile personificarsi in un mafioso, vivere una vita fatta di furti, rapine, omicidi, onore e guerre, ma Alessandro Vizzino c’è riuscito appieno. Vestire i panni di una persona completamente agli antipodi di come sono io, è stato come un pugno nello stomaco. Difficile essere d’accordo con una certa vita, ma leggendo questo romanzo sono entrato nella testa di un ragazzo senza apparente futuro crescendo con lui e vivendo i suoi stessi stati d’animo, grazie a una narrazione che coinvolge catapultando il lettore in un mondo a parte. I dialoghi in dialetto esaltano la percezione della terra siciliana e danno linfa a una storia ben definita senza lasciare niente al caso. Faccio un applauso a Vizzino e auguro a questo romanzo tutta la fortuna e le soddisfazioni che merita.