Sergio Figuccia, 14 ottobre 2013
Quando ho iniziato a leggere SIN di Alessandro Vizzino non pensavo proprio di dover riaffrontare due importanti tematiche che hanno profondamente influito nella realizzazione del mio ultimo libro Caccia alla Chimera. Si tratta di due lavori totalmente diversi l’uno dall’altro, partoriti da due scrittori con esperienze e motivazioni differenti, concepiti pressoché in contemporanea in due diverse città italiane (Latina e Palermo), senza che l’uno sapesse niente dell’altro (in quel periodo non avevo ancora avuto la fortuna di conoscere Alessandro). Eppure entrambi i romanzi sono permeati dagli stessi due fondamentali concetti che ne costituiscono la struttura portante e la filosofia di fondo, fino a risultare una sorta di fil rouge che lega, in un certo qual modo, le due storie: la follia della sperimentazione scientifica estrema e il bieco cinismo dei media.
Altra coincidenza è quella temporale, ma la conoscono in pochi: SIN è collocato nel 2052, mentre la prima stesura di Caccia alla Chimera prevedeva che la storia si svolgesse nel 2040, per entrambi quindi un futuro alquanto prossimo. Solo la necessità di dover impiantare la storia nell’ormai mitico anno 2012, richiesta dallo sponsor culturale pittorica.it, ha fatto slittare all’indietro l’ambientazione della seconda stesura del mio romanzo, quella poi pubblicata dalla Casa Editrice DrawUp. Come si dice in giro le idee fluttuano nell’aria e chiunque può acciuffarle, anche a distanza di diverse centinaia di chilometri. Il piacere con il quale ho letto SIN è stato quindi doppio, all’attrazione per il lavoro di un nuovo amico si è aggiunto l’imprevisto coinvolgimento per la condivisione di certe opinioni personali sulle stesse tematiche. SIN, ma questo l’hanno detto in molti, sembra ricollegarsi ad altri racconti fanta-thriller che sono stati anche ottimi soggetti cinematografici, sono stati citati: Saw l’enigmista, Angeli e Demoni, Seven, Cube, Io uccido, ma io aggiungerei anche Orwell 1984, Il Grande Fratello, The Truman Show e, per certe ambientazioni anche il capolavoro Blade Runner. Ma SIN è diverso, si accosta a questi romanzi fino a sfiorarli, ma poi sembra staccarsene; viaggia prima su un binario parallelo per poi inforcare uno scambio che lo conduce lontano, in un’altra dimensione che lo rende comunque unico nel suo genere.
I personaggi sono descritti magistralmente e sembrano quasi uscire dalle pagine del libro, al lettore verrebbe quasi voglia di presentarsi, di stringere la mano a ognuno di loro tanto sembrano vicini e riconducibili a propri conoscenti. Ed è questo uno dei valori aggiunti del romanzo, la certezza che prova il lettore di aver incontrato nella realtà, da qualche parte della propria vita, persone simili ai protagonisti della storia. C’è l’operaio sfruttato, l’imprenditrice senza scrupoli, il killer che la stampa definisce professionista, concedendo il crisma di mestiere tradizionale a una disumana attitudine a delinquere, lo scrittore controcorrente, la suora in crisi spirituale ma totalmente devota a Dio, il nomade emarginato in attesa di riscatto sociale ecc. ecc., non vado oltre per non togliere a chi sta leggendo queste righe il gusto di scoprire da solo, uno dopo l’altro, tutti i protagonisti del romanzo.
La trama si dipana lentamente fino a metà della storia, un po’ nello stile di un altro noto giallista italiano: Giorgio Faletti, che utilizza la prima parte dei suoi racconti per descrivere, mettere al confronto i personaggi e narrarne i pregressi, poi c’è un’accelerazione impressionante degli eventi da fare invidia ai bolidi della Formula 1. Il lettore, prima rilassato e sereno, a quel punto viene attanagliato dalla storia, dal susseguirsi irrefrenabile dei fatti che scorrono liquidi, come il sangue delle vittime di quel misterioso assassino che comanda i giochi da una oscurità che sembra appartenere a un’altra dimensione.
I capitoli si susseguono scanditi da un tempo flessuoso e rarefatto, quasi fosse partorito dagli orologi molli di Salvador Dalì, fino al convulso e schizofrenico finale cui il lettore aspira ad arrivare con curiosità sempre crescente che quasi lo costringe a scorrere le pagine tutto di un fiato. Io stesso devo ammettere di aver avuto difficoltà a scollegarmi dall’ebook e a posare il tablet negli ultimi giorni di lettura, quasi fosse superfluo e fastidioso interrompere SIN solo per andare a mangiare o a dormire, nonostante l’ora tarda. Si tratta dunque di un noir a cinque stelle che potrebbe risultare, così come alcune delle opere dello stesso genere già citate in precedenza, un ottimo soggetto cinematografico. Confesso di essermi divertito a pensare noti attori internazionali impersonare i protagonisti del romanzo di Alessandro: per esempio Anthony Hopkins nel ruolo di Giorgio Minatelli (nonostante la differenza di età), Leonardo Di Caprio nella parte di Dario Beltrami, Catherine Zeta-Jones potrebbe recitare il personaggio di Filomena Marrone e così via. Provate pure voi, è un gioco molto intrigante…. ma dovete leggere prima SIN.